“Contrari ad una riforma fiscale che non interviene sul costo del lavoro“. È la posizione di Legacoop Emilia Romagna sul disegno di legge delega del governo, varato dal Cdm la scorsa settimana e che ora è atteso in Parlamento per la prima lettura.
La riforma del sistema tributario presentata nei giorni scorsi dal Governo, è nata senza un confronto programmato e strutturato con le parti sociali e i contenuti si prestano ad un’analisi che ne evidenzia le criticità, spiegano i cooperatori romagnoli. La riforma evidenzia obiettivi che non incontrano le esigenze dell’economia sana, non supportano le imprese, non danno risposte ai soci e ai dipendenti delle cooperative e non mostrano alcuna efficacia nel contrasto all’illegalità e all’evasione, lasciando irrisolti i problemi più complessi del sistema economico nazionale.
Si privilegia la finanza rispetto alla riduzione del cuneo fiscale
Il testo presentato non rimodula verso un modello proporzionale l’imposizione sulle attività finanziarie, che rimarranno convergenti alle aliquote marginali, Questo conferma la direzione intrapresa dal governo di centro-destra, già chiara nella prima misura adottata di innalzamento del tetto sul contante a 5.000 euro. Al contrario, una revisione del modello di tassazione sugli utili da attività finanziarie, insieme ad una reale lotta all’evasione fiscale, capitolo assente nel documento, consentirebbero di ricavare un gettito utile alla riduzione del cuneo fiscale, che resta per Legacoop Romagna uno dei primi obiettivi da perseguire. Ridurre il costo del lavoro, infatti, sarebbe fondamentale per la tenuta delle imprese e, finalmente, consentirebbe un immediato ristoro alle retribuzioni dei lavoratori, oramai ferme da anni.
Garantire il principio costituzionale della progressività del sistema fiscale
Il testo avvia un percorso di riduzione della progressività del prelievo fiscale, con la riduzione da quattro a tre aliquote, È una tendenza che ci vede contrari in quanto penalizza i lavoratori – nel nostro caso soci e dipendenti – sui quali ricade già oltre il 75% del gettito fiscale. La progressività fiscale, che dovrebbe essere un cardine costituzionale del nostro paese, rischia di essere ulteriormente indebolita, se non si agisce e non si fa chiarezza sul regime delle detrazioni da lavoro dipendente, che rischiano di venire assorbite nella nuova struttura d’imposta.
L’abolizione dell’IRAP metterà in crisi Regioni più deboli e Sanità pubblica
Maggiore chiarezza avrebbero richiesto le misure sulle altre imposte, IRAP, IRES, addizionali. L’abolizione dell’IRAP, il cui gettito dovrebbe essere riassorbito in una nuova sovraddizionale regionale IRES, rischia di creare disuguaglianze tra le Regioni, aumentando nel paese il divario sociale ed economico. Ricordiamo inoltre, che il gettito derivante dall’IRES alimenta la sanità e in una situazione già difficile per la sostenibilità del sistema sanitario pubblico, l’ulteriore diminuzione di fondi disponibili rappresenterebbe un problema enorme.
La global minimum tax è un favore alle multinazionali
Critico anche il giudizio verso la global minimum tax al 15% per le aziende di grandi dimensioni che intendono investire in Italia: una misura che rischia di destabilizzare il tessuto economico del paese, creando disparità fra le imprese.
Meno esenzioni fiscali, un colpo alle aziende in crisi
Va inoltre particolarmente messa sotto osservazione la misura di riduzione delle agevolazioni ed esenzioni fiscali: un colpo di spugna che le elimina incondizionatamente, senza un’analisi del contesto economico e sociale, potrebbe creare un contraccolpo molto negativo, in particolare alle imprese che già hanno subito gli effetti più pesanti della crisi recente.