Roma, 14 dicembre 2020 – Valutiamo favorevolmente l’orientamento di non imporre agli Stati membri alcun obbligo di salario minimo legale, in quanto conferma la nostra posizione di ritenere imprescindibile e centrale il ruolo della contrattazione collettiva e delle parti sociali per la definizione di livelli minimi di retribuzione dignitosi per i lavoratori.
Ad affermarlo sono stati i rappresentanti dell’Alleanza delle Cooperative nel corso dell’audizione, presso la Commissione Lavoro della Camera, sulla proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa a salari minimi adeguati nell’Unione.
Riferendosi al caso specifico dell’Italia, i rappresentanti dell’Alleanza hanno ribadito l’esigenza di “dare finalmente validità erga omnes ai livelli retributivi previsti dalla contrattazione leader, ovvero sottoscritta dalle parti sociali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Al legislatore potrebbe essere lasciata unicamente la definizione di un salario minimo per quei settori di attività non coperti da CCNL o dove non esista una contrattazione leader, in grado di assicurare copertura anche alle nuove fasce di lavoratori meno tutelati. Senza trascurare la necessità di identificare, nell’ambito di un numero spropositato di contratti, quelli sottoscritti da attori contrattuali effettivamente rappresentativi”.
A tale proposito, i rappresentanti di Alleanza hanno ricordato che nel sistema cooperativo da oltre 10 anni è in vigore per i soci lavoratori l’applicazione dei minimi contrattuali previsti dai CCNL sottoscritti dalle parti sociali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Una buona prassi normativa che dovrebbe essere estesa per tutti i lavoratori e per tutti gli altri sistemi d’impresa.
Occorre poi definire gli elementi della retribuzione da prendere in considerazione: non solo i minimi tabellari in senso stretto, ma anche tutte quelle voci economiche che ogni CCNL fa rientrare in via pattizia nel trattamento economico complessivo (assistenza sanitaria integrativa, previdenza complementare, welfare) oltre agli istituti stabiliti per legge (TFR, 13esima mensilità, etc.).
Resta, per il nostro Paese, il nodo di una tassazione sul lavoro molto elevata. “Nutriamo forti perplessità -hanno sottolineato i rappresentanti dell’Alleanza- sull’idea di uno ‘scambio’ salario minimo legale-riduzione del cuneo sul lavoro ipotizzata nei mesi scorsi da esponenti del Governo: sarebbe auspicabile un intervento strutturale di riduzione del cuneo sul lavoro, lasciando poi alle parti sociali e alla contrattazione collettiva leader il compito di garantire salari minimi adeguati”.
Condivisione, infine, sul richiamo della Direttiva UE al rispetto dei salari minimi stabiliti dalla contrattazione leader nell’ambito degli appalti pubblici: un principio che vale in termini sia di contrasto alla concorrenza sleale sia di adeguato riconoscimento del costo del lavoro sostenuto dalle cooperative.