“Nel nostro paese esiste una questione salariale, non vi è dubbio. Come affrontare tale questione per garantire una retribuzione equa e dignitosa, proporzionata alla quantità del lavoro svolta, è la vera sfida che dovremo affrontare nel breve-medio termine”.
Lo afferma il presidente di Legacoop Nazionale, Simone Gamberini.
“Dal 2020 ad oggi – prosegue Gamberini – la cooperazione ha rinnovato oltre il 75% dei contratti collettivi siglati da CGIL, CISL e UIL. Guardiamo con interesse al progetto di legge in materia di salario minimo presentato dalle opposizioni, soprattutto per il riferimento al ruolo centrale della contrattazione collettiva nella determinazione dei trattamenti economici minimi e quelli complessivi, e siamo disponibili ad un confronto. Riteniamo, però, che per trattare il tema efficacemente, si debbano affrontare alcune problematiche ad oggi esistenti: il tema della rappresentanza delle parti sociali, che potrebbe essere affrontato con un’adeguata normazione, rispettosa delle specifiche identità dell’impresa cooperativa, per mantenere salda la capacità della contrattazione di accompagnare e spingere l’innovazione e, insieme, la qualificazione del lavoro; la contrattazione di II livello, attraverso percorsi di qualificazione ed incentivazione di strumento in grado di dare risposte più aderenti alle capacità produttive di territori e settori; gli appalti pubblici, attraverso l’adeguamento di quelli in essere per il riconoscimento degli importi contrattati in sede di rinnovo dei CCNL; dar forza alla contrattazione collettiva anche attraverso percorsi di detassazione degli aumenti contrattuali”.
Il presidente di Legacoop evidenzia, inoltre, che il rinvio alla normativa già in essere nel settore cooperativo, quale unico esempio di fissazione dei minimi stabiliti dalla contrattazione collettiva, “è una prova evidente di come, estendendo questa previsione a tutti i lavoratori, si può arrivare per via di contrattazione a stabilire dei minimi che abbiano valore di legge; la regolazione della rappresentanza, il ‘disboscamento’ della giungla contrattuale e il riferimento ai contratti leader sono la strada da seguire”.