Gamberini: “L’istruzione è un collo di bottiglia, mentre deve essere la leva per un rilancio italiano sul medio lungo periodo: servono investimenti e innovazione”
Roma, 12 settembre 2024 – Gli italiani promuovono il sistema scolastico per un soffio (voto medio 6,3), indicandone come problemi principali la scarsa motivazione e preparazione dei docenti, i programmi di studio obsoleti e troppo teorici, l’edilizia scolastica, le dotazioni tecnologiche inadeguate. Lo ritengono, pur registrandone un miglioramento, non ancora capace di fornire competenze adeguate alle richieste di un mercato del lavoro in evoluzione e ne evidenziano le differenze qualitative tra le diverse aree del Paese e tra grandi città e provincia. Pensano, inoltre, che le maggiori opportunità di ingresso nel lavoro siano offerte dai percorsi formativi di informatica e telecomunicazioni, del campo sanitario, di meccanica, meccatronica ed energia.
Sono queste, in sintesi, le principali evidenze che emergono dal report FragilItalia “Il sistema scolastico italiano”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione, per testarne le opinioni sul tema.
“Dall’indomani della Pandemia è come se si fossero manifestati tutti insieme contraddizioni, divari, arretratezze accumulate in decenni”, afferma Simone Gamberini, presidente Legacoop. “Questo è successo -prosegue- perché dopo una lunga fase di stagnazione, per tutti gli anni duemila, finalmente l’Italia aveva iniziato a correre mostrando le sue potenzialità e una vitalità incredibile, ma rendendo anche evidenti i colli di bottiglia che la frenano sia sul piano materiale sia delle logiche e dei comportamenti. Uno di questi colli di bottiglia è certamente l’istruzione, un settore cruciale con la sua dimensione sociale, culturale, ma pure economica. Proprio dall’emergenza, abbiamo cominciato a monitorare con attenzione questo settore vitale, sia perché il movimento cooperativo storicamente ricopre un ruolo non marginale nei servizi educativi, sia per le conseguenze sociali e psicologiche della pandemia, sia, pure, perché le nostre imprese hanno cominciato a soffrire per la mancanza di personale e ci siamo accorti che ciò è pure un effetto sensibile di alcune disfunzionalità del sistema di istruzione nazionale in rapporto al mercato del lavoro. Ebbene, con assoluta costanza di opinione, gli italiani di anno in anno confermano il loro voto generale all’istituzione scolastica – ossia “appena sufficiente” – ma soprattutto i loro giudizi in controluce permettono di constatare che i pregi e i difetti sono ormai acclarati e condivisi. Ben noti a tutti. Piena cittadinanza, mobilità sociale, capacità di affrontare un mondo in rapida trasformazione, conoscenze e competenze per trovare un lavoro che dia piena soddisfazione: a questo serve l’istruzione, e occorre investire sulle migliori esperienze che esistono nel nostro Paese, impiegando tutti gli strumenti più innovativi a ogni livello, e facendo in modo che l’istruzione non sia un collo di bottiglia, ma una leva per un rilancio italiano sul medio lungo periodo”.
Come già detto, la valutazione media complessiva del sistema scolastico italiano si attesta ad un valore di poco superiore alla sufficienza (voto 6,3), con variazioni relative ai diversi livelli di istruzione. Il voto più alto va all’Università (6,7) seguita a ruota dalla scuola dell’infanzia e dalle scuole elementari (6,4), poi dagli asili nido (6,2) e dalle scuole superiori (6,1). Il voto più basso, un 6, va alle scuole medie. Le principali carenze della scuola, pur sotto il segno di un complessivo miglioramento, vengono riscontrate nella scarsa motivazione dei docenti (44%, con 1 punto percentuale in meno rispetto alla rilevazione dello scorso anno), nei programmi di studio obsoleti e troppo teorici (43%, con una punta del 52% nelle Isole, ma in diminuzione di ben 5 punti percentuali), nell’edilizia scolastica (41%, 3 punti in meno), nella scarsa preparazione dei docenti (36%, con 3 punti in meno), nelle dotazioni tecnologiche inadeguate (36%, in calo di 2 punti percentuali).
I giudizi critici si estendono anche alla capacità del sistema scolastico di fornire competenze adeguate alle richieste di un mercato del lavoro in evoluzione, anche se con un significativo miglioramento complessivo della percezione. Infatti, rispetto alla precedente rilevazione, pur restando prevalenti le valutazioni negative, aumentano quelle positive. In particolare, le competenze linguistiche fornite dal nostro sistema di istruzione vengono ritenute adeguate dal 48% (+6 punti percentuali; con una punta del 55% tra gli under 30), mentre i principali ostacoli al loro sviluppo vengono indicati nelle carenze dei laboratori (39%, con un aumento di 14 punti percentuali), nell’inadeguatezza delle strutture (30%, +12 punti) e nella scarsa preparazione dei docenti (29%). Le competenze digitali vengono giudicate adeguate dal 46% (4 punti in più sull’anno scorso), e i principali ostacoli alo loro sviluppo sono riscontrati nella scarsa preparazione dei docenti (30%), nell’obsolescenza dei programmi didattici (28%) e nella carenza dei laboratori (24%). Le competenze green sono quelle che registrano la più alta insoddisfazione: solo il 33% degli intervistati (pur con un aumento di 4 punti percentuali) le ritiene adeguate, indicando i principali ostacoli al loro sviluppo la scarsa preparazione dei docenti (32%), l’obsolescenza dei programmi didattici (28%) e le carenze dei laboratori (27%).
Netta la valutazione sulla qualità del sistema scolastico in relazione ai diversi contesti geografici. Per il 63% degli intervistati (1 punto in meno sulla precedente rilevazione) le scuole migliori sono al Nord, mentre solo il 6% (1 punto in più) si esprime a favore delle scuole del Sud. Per il 31% non ci sono differenze legate alla collocazione geografica. Inoltre, per il 40% le scuole migliori sono nelle grandi città, mentre il 20% opta per la provincia. Il 40% ritiene che non ci siano differenze.
L’indagine contiene anche un focus sui percorsi formativi che offrono maggiori opportunità e sui rapporti tra scuola e lavoro. I risultati del sondaggio indicano che, secondo gli italiani, i percorsi formativi che offrono maggiori opportunità di ingresso nel mondo del lavoro sono l’informatica e le telecomunicazioni (40%, in crescita di 1 punto), seguite dal percorso sanità (31%, con 3 punti in più), da meccanica, meccatronica ed energia (29%, con 3 punti percentuali in più). In calo di 1 punto percentuale sono invece le preferenze per i percorsi formativi elettronica ed elettrotecnica (27%) e amministrazione, finanza e marketing (22%). Fanalino di coda il percorso sistema moda (6%) e quello artistico e musicale (4%).
Per migliorare la capacità di favorire l’ingresso nel mondo del lavoro, gli intervistati indicano, per la scuola superiore, l’opportunità di prevedere corsi specifici per l’accesso al lavoro (70%), di attivare gli scambi culturali con le scuole dell’UE (68%), le presentazioni aziendali all’interno degli istituti scolastici (67%) e gli stage nelle imprese (65%); per l’università, la possibilità di svolgere un periodo di studio all’estero (53%), di usufruire di presentazioni aziendali all’interno degli atenei (50%, in crescita di 3 punti), di svolgere un tirocinio obbligatorio (49%, + 3 punti).