“Non si deve solo innovare il modello dell’edificio, ma trasformare la scuola nel motore infrastrutturale, funzionale, economico della rigenerazione urbana” evidenzia Alfonso Femia di Atelier(s) Alfonso Femia, studio internazionale con sedi a Parigi, Milano e Genova, secondo cui “la scuola è città e deve essere ripensata come luogo che integri alla dimensione spaziale quella temporale, analizzando le esigenze complessive della comunità nel breve e nel medio periodo e l’osservazione dell’andamento demografico, in un’ottica di flessibilità e trasformabilità dell’edificio. Rinnovare l’equilibrio tra costruito e ambiente è possibile, razionalizzando gli interventi, inserendoli in una pianificazione che alimenti una visione generale in contrasto alla dominante logica di cogliere l’occasione”.
“E’ necessario affrancarsi da un’idea ormai datata di edilizia scolastica – sottolinea l’ad di Iniziativa Allegro – trasformando quello che è un “incubo” gestionale e finanziario in una risorsa sostenibile per il territorio, configurata come un “hub di servizi e conoscenza”. La scuola deve uscire dall’emergenza per accreditarsi come occasione di rilancio culturale ed economico del Paese, concretizzando realmente il luogo in grado di abilitare quello “sviluppo della persona umana” costituzionalmente garantito ma troppo spesso, nei fatti, negato”.
“Bisogna puntare in maniera strategica sull’incontro tra il pubblico e il capitale privato, in sinergia con i fondi strutturali europei. Un terreno fertile per la scuola sia sotto il profilo edilizio che della didattica. In attesa delle risorse del Recovery fund, che, ci auguriamo, il Governo vorrà utilizzare anche per rendere più moderna e fruibile la scuola e le sue strutture, ormai in molti casi obsolete e con un’età media di 52 anni” conclude Allegro.