Interessante, partecipativo, formativo, un incontro alla pari tra professori e studenti, un’occasione per parlare della società, un bel momento per incontrarsi, un arricchimento nell’ascolto di persone esperte, una riflessione sui temi importanti per la nostra generazione. Questo è il sentimento dei giovani sociologi e sociologhe che hanno partecipato numerosi all’ottava edizione del Festival della Sociologia, un evento che ha riunito 250 relatori in oltre 60 panel, laboratori, dibattiti e conversazioni aperte al pubblico, e che ha visto la partecipazione attiva della città di Narni (TR) e dell’Università degli Studi di Perugia.
“Abbiamo scoperto in questi tre giorni – dice Giovanni Rubini Assessore alla Cultura e al Festival della Sociologia – sia il volto che la costruzione dell’altro. Un Festival che si pone a livello nazionale come spunto di riflessione per capire la società italiana, dove siamo e dove vogliamo andare. A Narni ha portato tanto turismo culturale, che sicuramente farà crescere la nostra città”.
Il Festival ha fatto di Narni il suo palcoscenico e la città ha risposto in maniera partecipativa e inclusiva, cercando di gettare luce sulla complessa dinamica del rapporto maschera-volto. Un’edizione che ha vissuto un clima particolare, segnata dalla mancanza della ex direttrice scientifica Maria Caterina Federici, figura fondamentale nella creazione di questo faro.
Nell’epilogo dell’8 ottobre si è fatta luce su una vasta gamma di temi, dalla comunicazione politica al gender gap, dalle disuguaglianze digitali alla difesa dei diritti umani. Uno degli interventi più rivelatori è stato quello della rinomata giornalista Carmen Lasorella, la quale ha presentato il suo libro “Vera e gli Schiavi del Terzo Millennio”, un romanzo che dipinge vivide immagini della deumanizzazione dei soggetti vulnerabili. “Trovo l’etichetta ‘migranti’ una parolaccia” – afferma la giornalista – poiché omologa e banalizza, mentre noi dovremmo parlare di popoli, di esseri umani e del diritto fondamentale di ogni individuo a una vita migliore”.
A chiudere il sipario di questa edizione è stato Stephen Gundle dell’Università di Warwick, che ha ragionato sull’idealizzazione del volto nella società italiana del XX secolo. In Italia, a differenza di altri Paesi, il volto è stato fortemente ideologizzato ed ha avuto connotazioni politiche. Il volto fascista: quello di un processo politico degli anni 20-30 che voleva effettuare una rivoluzione antropologica, il volto antifascista o marxista prodotto della sofferenza, della guerra ovvero dei campi di concentramento. “Ormai – dice Gundle – c’è stata un’omologazione negli anni ‘70, e queste differenze non esistono più anche se – ride – i volti ritornano e per esempio Ignazio La Russa ha mantenuto quella tipicizzazione, e questo è molto curioso”.
L’evento, nel corso dei giorni, ha regalato agli spettatori un ricco panorama culturale, con la professoressa Ana Maria Marcos del Cano che ha parlato della fragilità umana e dell’importanza di indossare la maschera della vulnerabilità, mentre Enrico Giovannini, Paolo De Nardis e Sonia Stefanizzi hanno enfatizzato il ruolo chiave della sociologia nella sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Mostre d’arte “Percorsi d’arte contemporanea” e “People are Ca$h”, laboratori con le scuole, il Museo Multimedievale, la collaborazione con l’Ente Corsa all’Anello e la stretta sintonia tra città e studenti. Come dice la Presidente dell’Associazione Festival della Sociologia Sabina Curti “Il Festival della Sociologia a Narni non esisterebbe senza lo staff studentesco. La partecipazione attiva dei giovani universitari è un pilastro sia nell’organizzazione dell’evento che nel rapporto con la comunità locale. L’aspetto vincente della nostra rassegna è quello di unire chi si occupa dal punto di vista scientifico di determinati temi cruciali all’interno della società e chi questa società la vive, mettendo in discussione queste teorie”.
Il Festival ha rafforzato la sua collaborazione con l’Ente Corsa all’Anello, una rievocazione storica che celebra l’Umbria medievale e in particolar modo Narni. La professoressa Maria Caterina Federici aveva sottolineato in passato che questa collaborazione “rafforza la teoria sociologica dell’uomo che fa legame,” evidenziando il profondo legame tra il Festival e il territorio.
Durante i tre giorni di Sociologia, i terzieri di Santa Maria e Mezule, artefici della magica atmosfera medievale, hanno deliziato studiosi, ospiti e organizzatori con le prelibatezze del territorio all’interno delle loro storiche locande.
L’ottava edizione del Festival della Sociologia si è, quindi, rivelata un trionfo, con un mix di cultura, storia e futuro che ha consolidato ulteriormente il suo status come uno degli eventi più significativi del panorama sociologico italiano e internazionale.