Legacoop ha partecipato con una sua delegazione alla conferenza europea sulla Social Economy che si è svolta a San Sebastian in Spagna il 13 e 14 novembre, dal titolo “Social Economy. People, Planet, Action”. L’economia sociale è infatti al centro dell’agenda del semestre europeo dall’attuale presidenza UE, a guida spagnola. Hanno partecipato Simone Gamberini, presidente Legacoop; Attilio Dadda, vicepresidente Legacoop Nazionale e presidente Legacoop Lombardia; Gianluigi Granero, direttore generale Legacoop; Catiuscia Marini, responsabile Politiche europee, relazioni con l’Ue e PNRR; Gianmaria Balducci, presidente Legacoop Produzione e Servizi; Andrea Laguardia, direttore Legacoop Produzione e Servizi; Francesca Montalti, vicepresidente CECOP e responsabile settore industriale di Legacoop Produzione e Servizi. È intervenuto Giuseppe Guerini, presidente CECOP – confederazione europea delle cooperative industriali e di servizi, al panel “European Year of Skills: Transformations for the Future of the Social Economy”.
Presidente Gamberini, in questi giorni ha partecipato, alla guida di una delegazione di Legacoop, alla conferenza europea sull’economia sociale, messa al centro dell’agenda del semestre europeo dall’attuale presidenza UE, a guida spagnola. Quali impressioni ne hai ricavato?
Dal dibattito che si è svolto è venuta fuori una chiara conferma dell’attenzione delle istituzioni europee sul ruolo che l’economia sociale può svolgere per rilanciare l’economia del continente, contribuendo alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo, più inclusivo e sostenibile sul piano economico, ambientale e sociale nonché la conferma del ruolo chiave che la cooperazione tutta ha in tale contesto. Siamo in una fase segnata da sfide epocali -da quella demografica a quella ambientale, dalla trasformazione digitale ai cambiamenti nel mondo del lavoro e della produzione- che alimentano un diffuso senso di incertezza sulle prospettive future e accrescono la percezione del rischio che si approfondiscano ulteriormente le disuguaglianze. Questo ha favorito una sensibilità e una consapevolezza nuove nelle istituzioni europee, ha prodotto un cambio di rotta. Ne è una prova, appunto, questa attenzione all’economia sociale che la Commissione Europea ha voluto ufficializzare nel piano di azione decennale per l’economia sociale approvato a dicembre 2021 che punta a svilupparne il potenziale di crescita. L’appuntamento di questi giorni ha rappresentato un punto di arrivo del grande lavoro fatto per l’adozione del Piano e, insieme, un punto di partenza per attuare gli obiettivi contenuti nelle raccomandazioni ai Paesi membri. Un impegno di cui, come cooperatori, vogliamo essere parte attiva e rilevante insieme agli altri attori interessati, per arrivare ad un Piano di azione italiano dell’economia sociale.
In concreto, quali sono le iniziative da intraprendere per avviare questo percorso?
L’economia sociale è ormai entrata organicamente nel quadro normativo europeo. Oltre al Piano specifico, è stata infatti inserita anche nella strategia industriale dell’Unione come uno dei settori in grado di contribuire a raggiungere l’obiettivo di un’economia più sostenibile, digitale, resiliente e competitiva. Credo che nel nostro Paese sia necessario attrezzarci per impostare un forte lavoro sul piano culturale e di promozione di un’attività legislativa che porti ad una maggiore chiarezza sul tema e alla sua sistematizzazione giuridica, soprattutto con riferimento ai soggetti che compongono l’economia sociale, armonizzando la legislazione italiana a quella europea.
In proposito, qual è la collocazione della cooperazione nell’economia sociale e quale ruolo può svolgere?
Il Piano della Commissione UE che ho già citato riconosce esplicitamente la forma cooperativa tra i soggetti dell’economia sociale. Una collocazione, del resto, a pieno titolo, resa evidente dal fatto che i soggetti che fanno parte dell’economia sociale condividono elementi distintivi da sempre al centro dell’esperienza cooperativa e del suo modello di impresa: il primato della persona e della finalità sociale rispetto al profitto, il reinvestimento degli utili per svolgere attività di interesse collettivo e generale, la governance democratica e partecipativa. Il nostro impegno di realtà imprenditoriale e sociale radicata nei territori di insediamento, si è infatti costantemente concretizzato in un ruolo di sostegno alla crescita del benessere delle comunità, sviluppando reti di relazioni, valorizzando le risorse locali, integrando filiere produttive, promuovendo collaborazioni, creando opportunità. La presenza della cooperazione tra i soggetti dell’economia sociale è fondamentale per raggiungere l’obiettivo della costruzione di un nuovo modello di sviluppo che favorisca l’inclusione e la partecipazione per affrontare le complesse transizioni che stiamo vivendo.
Oltre a partecipare alla Conferenza avete fatto visita a Mondragon, un modello di successo per l’economia, il più importante gruppo cooperativo europeo composto da imprese industriali, di consumo, agricole, di formazione, di servizi e da centri di ricerca e sviluppo.
Sì, è stato un incontro importante in un distretto cooperativo d’eccellenza. Ci ha consentito di conoscere la nascita del sistema cooperativo basco che affonda le radici nella storia della Spagna.
Il cuore del loro sviluppo è nella formazione e nella ricerca, leve importanti per favorire percorsi di innovazione e l’aggiornamento delle competenze che rappresentano aspetti fondamentali per valorizzare il capitale umano e migliorare la competitività. Il loro centro d’innovazione di IKERLAN è l’esempio di come tecnologia e valori cooperativi possono camminare insieme per lo sviluppo economico e delle comunità. Il lavoro in cooperativa in questi territori è nato come forma di riscatto dal periodo buio della repressione franchista, valori fondanti che condividiamo e che hanno permesso lo sviluppo di imprese che oggi operano in tutto il mondo.
Insomma, sono emerse delle radici comuni…
Il confronto che si è sviluppato in occasione della visita a Mondragon ha messo in luce l’esistenza di molti punti di contatto tra i due sistemi cooperativi, basati su una comune visione del modello di sviluppo imprenditoriale e su un set comune di valori. L’incontro ha anche consentito di gettare le basi per lo sviluppo di una collaborazione che vuole crescere nel tempo tra i reciproci sistemi di impresa, anche con riferimento all’ambito delle politiche per lo sviluppo della cooperazione.
Oltre che con Mondragon, con cui abbiamo lavorato in modo approfondito per una giornata intera, abbiamo colto l’opportunità dell’assemblea per svolgere incontri bilaterali anche con Social Economy Europe, CEPES (Confederazione Spagnola dell’Economia Sociale), Coopcat (l’associazione delle cooperative catalane); tutte occasioni per stabilire relazioni utili al rafforzamento dell’advocacy presso le Istituzioni Europee e di scambiare esperienze con il fine comune di rafforzare l’esperienza cooperativa. Insomma, siamo tornati in Italia con molti spunti di lavoro e con un’agenda ricca di nuovi possibili impegni comuni.
Avete già definito nuovi appuntamenti?
Mondragon ricambierà la visita nella primavera del prossimo anno. La nostra volontà è di arrivare a sottoscrivere un protocollo di collaborazione focalizzato, soprattutto, sulla dimensione della ricerca, dell’innovazione e delle partnership industriali tra le cooperative Italiane e quelle Basche.
Inoltre, entro maggio vorremmo organizzare, insieme agli amici dell’Alleanza delle Cooperative e di Social Economy Europe, un momento di confronto per sollecitare l’elaborazione dell’action plan nazionale sull’economia sociale, valorizzando un aspetto essenziale: l’Italia, nei fatti, è il primo paese in Europa per peso relativo dell’economia sociale, anche e soprattutto grazie alla presenza diffusa e alla forza del movimento cooperativo.