Pubblicato su www.ilriformista.it a cura di Ciriaco M. Viggiano il 22 Agosto 2020
«Non bisogna spendere i fondi europei tanto per farlo ma per innescare un ciclo di sviluppo. Perciò è importante che le amministrazioni individuino pochi ambiti sui quali puntare con convinzione. Ambiente e agricoltura devono rientrare sicuramente tra questi». Ne è convinto Marco Lopriore, esperto di programmazione presso l’Istituto europea della pubblica amministrazione (Eipa).
Perché l’Italia, a cominciare dalle Regioni del Sud, non riesce a spendere rapidamente le risorse messe a disposizione dall’Unione europea?
«È un problema di strutture e di regole. La macchina amministrativa è farraginosa a livello tanto nazionale quanto locale e la burocrazia è asfissiante, soprattutto in materia di appalti pubblici. Lo dimostra il fatto che l’Italia non ha speso ben 800 milioni di euro, tratti dalla programmazione 2014-2020, che l’Europa le aveva anticipato nel 2019. Risorse preziose che avrebbe dovuto restituire se la Commissione europea non avesse deciso di lasciarle nella disponibilità del nostro Paese che, anche alla luce dell’emergenza-Covid , ha bisogno di liquidità».
Perché a soffrire, molto spesso, sono le Regioni del Sud?
«Spesso manca la capacità progettuale nei soggetti, sia pubblici sia privati, che devono definire le iniziative da finanziare».
Come se ne esce?
«Fondamentale è saper scegliere i progetti utili. A proposito del Recovery Fund, il commissario europeo Gentiloni ha detto che all’Italia non serve una lista contenente cento progetti da finanziare, ma è indispensabile individuare sei o sette strategie strategici nei quali effettuare investimenti in linea con il Green New Deal, la Digital Agenda e le raccomandazioni annualmente rivolte dall’Unione a ciascuno degli Stati membri».
Quali potrebbero essere quei settori?
«Ambiente, efficienza energetica, cambiamento climatico, digitalizzazione, formazione, infrastrutture, sgravi per l’assunzione di giovani. Alla definizione di questi settori dovrebbero partecipare anche le Regioni, invece credo che manchi un loro sapiente coinvolgimento».
Insomma, bisogna spendere in modo mirato…
«Vanno definiti le priorità strategiche e i progetti utili per realizzarle. Altrimenti si finisce per dissipare risorse economiche e umane. Tutto ciò, però, presuppone una serie di riforme strutturali che il Governo e il Parlamento nazionali devono avviare. Penso alla riforma della giustizia, del mercato del lavoro, della pubblica amministrazione: senza interventi simili, anche una sapiente spesa di fondi strutturali rischia di rivelarsi deludente».
Come si migliorano le perforrmance di spesa delle Regioni?
«La programmazione deve svilupparsi sempre su base prevalentemente regionale, ma deve cambiare il ruolo dello Stato centrale: è indispensabile una task-force che, da Roma, garantisca assistenza tecnica e aiuti le Regioni e gli enti locali a risolvere i soliti problemi legati a sinergie istituzionali, burocrazia, appalti pubblici. Così si velocizza e si migliora la qualità della spesa».