Sette italiani su 10 sono preoccupati per l’aumento dei tassi di interesse e ritengono che rappresenti un freno per l’economia delle famiglie e per l’economia in generale. Uno su due ha dovuto rinunciare ad acquistare mobili o un’auto nuova a rate e considera sbagliata la politica adottata dalla BCE per frenare l’inflazione. Sono le principali evidenze che emergono dal Report FragilItalia “Aumento dei tassi di interesse”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un’analisi condotta su un campione rappresentativo della popolazione.
Ad essere molto o abbastanza preoccupato per l’aumento dei tassi interesse è il 69% della popolazione (con una punta del 79% nel ceto popolare), mentre il 25% esprime una preoccupazione contenuta (il 35% nel ceto medio e tra gli over 65) e il 7% non si pronuncia. Preoccupazioni che trovano conferma anche nel giudizio sulla politica adottata dalla BCE per frenare l’inflazione, ritenuta sbagliata dal 49% degli italiani (e dal 65% del ceto popolare), mentre il 23% la considera giusta (31% nel ceto medio). Ampia (28%) la quota di chi non sa esprimersi. Inoltre, più di 1 italiano su tre (il 35%, con una punta del 44% nel ceto popolare) pensa che la BCE non abbia una strategia precisa, ma che rincorra l’inflazione adottando provvedimenti senza una visione di lungo termine. Di poco inferiore (34%) la quota di chi ritiene che la Banca Centrale Europea stia seguendo una strategia di massima, che adatta in base ai mutamenti dell’economia. Solo l’11% giudica positivamente la strategia adottata dalla BCE, mentre il 20% non si pronuncia.
“L’aumento ripetuto dei tassi, e anche la discutibile comunicazione che l’ha accompagnato, non sta aiutando l’economia e le famiglie italiane”, afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop, “e le famiglie e le imprese italiane hanno le idee chiare in proposito. Noi siamo fra chi, peraltro in autorevole compagnia, ritiene che l’incremento dei tassi non sia la cura ad una inflazione da aumento dei costi, e che anzi contribuisca a protrarne gli effetti. Del resto da mesi le nostre cooperative segnalano il progressivo surriscaldamento dell’accesso al credito. Tutto ciò, fra l’altro, avviene proprio mentre si discutono le proposte di riforma della governance economica UE avanzate dalla Commissione europea, con la fine della sospensione del patto di stabilità. Insomma, dopo una fase che con il Next Generation EU e una maggiore solidarietà fra gli stati membri pareva aver avviato una stagione di politiche di investimenti e sviluppo, è forte l’impressione che al contrario si vadano restaurando con altri mezzi le tendenze austere del decennio passato. Il Covid ha portato enormi danni, ma almeno pareva avere indicato una nuova via che va necessariamente recuperata”.
Ma quali sono gli effetti determinati dall’aumento dei tassi di interesse, e quindi del costo del denaro, sull’economia delle famiglie e su quella del nostro Paese in generale? Per il 73% degli intervistati l’aumento dei tassi di interesse sta frenando l’economia delle famiglie, mentre il 12% ritiene che svolga un ruolo di aiuto e il 15% non si esprime. Riguardo agli effetti sull’economia complessiva del Paese, il 71% ritiene che l’aumento dei tassi la stia frenando, mentre il 12% pensa che la aiuti; il 17% non esprime alcun giudizio.
Su un piano più concreto, il 66% degli italiani prevede effetti negativi, nei prossimi mesi, sul mercato immobiliare: per il 42% subirà un rallentamento, per il 24% una brusca frenata. Il 26% ritiene che, come sempre, sarà esposto a fluttuazioni, mentre il 9% lo attende in crescita.
Ma l’aumento dei tassi ha già prodotto effetti negativi su un’ampia fetta della popolazione. Il 49% si è visto costretto a fare delle rinunce. In particolare, il 16% ha dovuto rinunciare a cambiare alcuni mobili della casa, il 14% ad acquistare un elettrodomestico a rate, il 13% un’auto a rate e il 10% a chiedere un piccolo prestito o ad acquistare un immobile.