C., nigeriana arriva in Italia non ancora ventenne su un barcone, in fuga da una vita di continue violenze e sopraffazioni, anche venduta e avviata alla prostituzione; dopo un passaggio in un Cas e ancora violenze dal suo ragazzo, avvicinata al sistema antitratta e supportata oggi lavora nell’ambito delle pulizie industriali per un grande marchio di negozi di abbigliamento. E., marocchina, giunge nel nostro Paese con la famiglia a circa 25 anni, e presto, ritrovandosi sola, è costretta a rimandare i suoi figli a casa; in seguito a violenze e sfruttamento anche sessuale incontra la rete antitratta, è coinvolta in un percorso di inclusione e ora lavora nell’ambito delle pulizie: con tenacia è riuscita a ricongiungere la sua famiglia con cui abita nella “loro” casa. M. ed E., madre e figlia moldave, 42 e 18 anni, ritrovate dalle forze dell’ordine durante un’ispezione in un laboratorio veneto di lavorazione agroalimentare, entrambe vittime di sfruttamento nel lavoro, si sono formate come operatrici sociosanitarie e ora sono occupate in una rsa per anziani. S., dal Bangladesh, arriva nel Veneziano giovanissima perché costretta in sposa a un connazionale, e dopo aver vissuto una situazione di violenze, isolamento e solitudine, oggi è inserita in un percorso che la sta aiutando a guarire le profonde ferite psicologiche, a imparare l’italiano e acquisire competenze che l’aiuteranno a trovare lavoro.
Sono solo alcune delle storie di donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale o lavorativo accompagnate dal Progetto Gabbiano, e sono anche il racconto dei volti nuovi della tratta e delle migrazioni. Come è stato spiegato mercoledì 18 ottobre durante il convegno “Donne e lavoro, dallo sfruttamento alle pari opportunità”, organizzato nella 17a Giornata europea contro la tratta di esseri umani dalle cooperative sociali Comunità dei Giovani e Volontà di Sapere in collaborazione con Legacoop Veneto.
Le due realtà gestiscono dal 2009 il Progetto Gabbiano, che declina sul territorio veneziano la più ampia progettualità regionale “Navigare, Network Antitratta per il Veneto Intersezioni, Governance e Azioni regionali”, programma per l’emersione, l’assistenza e l’integrazione sociale delle vittime di tratta.
L’appuntamento, una delle iniziative veneziane organizzate dal network in tutta la regione, è stata l’occasione per tracciare un bilancio di quanto fatto dal Progetto Gabbiano, che svolge attività di accoglienza, inclusione abitativa e sociale, formazione e inserimento occupazionale per le persone vittime di tratta prese in carico dal sistema antitratta (n. verde 800290290). Ogni percorso, personalizzato e monitorato anche negli esiti dopo la sua conclusione, mette al centro il lavoro, che diventa fondamentale strumento di inclusione sociale e di riscatto, di autonomia e libertà per le persone, ma anche leva per contrastare le reti criminali.
In soli due anni e poco più – da luglio 2021, momento di avvio di “Navigare” in continuità col precedente programma “Nave”, fino al 30 settembre 2023 –, sul territorio veneziano il Progetto Gabbiano ha preso in carico e supportato 41 persone vittime di tratta e grave sfruttamento, di cui 13 donne e 28 uomini. Provengono nella maggior parte dei casi da Nigeria (13), Pakistan (11) e Marocco (10), ma anche da Tunisia, Cina, Moldavia, Guinea, Gambia e Bangladesh. Le donne, di età compresa tra 18 e 30 anni, sono vittime per lo più di sfruttamento sessuale (9) o di matrimoni forzati (2); alcune di loro hanno anche figli minori a carico. Gli uomini sono, invece, per lo più vittime di sfruttamento lavorativo, per la maggior parte giovani dai 18 ai 30 anni e in pochi casi con età superiore ai 40. Nello stesso biennio sono stati attivati complessivamente 26 tirocini di inserimento lavorativo in azienda, 37 contratti di lavoro formalizzati, grazie al coinvolgimento e all’impegno delle oltre 30 realtà aderenti alla rete di sostegno del progetto, aziende e cooperative; altre persone sono coinvolte oggi in formazione, sia per imparare la lingua italiana che per acquisire competenze indispensabili nella ricerca di un’occupazione.
“È l’occasione anche per sottolineare il ruolo strategico delle cooperative sociali nell’accompagnamento e nella protezione delle persone vittime di tratta, le donne in particolare – ha evidenziato Anna Sara Fasoli, vicepresidente di Legacoop Veneto che conta tra le associate alcune cooperative coinvolte nel progetto –. Tramite l’attivazione di percorsi di inserimento sociolavorativo si innescano, infatti, processi di empowerment e di maggiore coscienza di sé e del contesto. Le cooperative sociali esprimono qui la loro funzione essenziale di risposta ai bisogni emergenti, qualificandosi come strumento chiave per consentire a ciascuno di vivere una vita dignitosa in questo Paese”.