Presentato venerdì dal presidente della Regione ai 19 firmatari del Patto per lo sviluppo, il documento sottoscritto nel luglio 2019 per favorire la ripresa dell’economia regionale. Confindustria chiede un maggiore contributo alla salvaguardia del tessuto industriale
Oltre alla Regione Toscana i firmatari del Patto per lo sviluppo sono Unioncamere Toscana, Confesercenti Toscana, Confcommercio Toscana, Cna Toscana, Confartigianato Toscana, Casartigiani Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Conservizi Cispel Toscana, Confapi Toscana Pmi, Confindustria Toscana, Cgil Toscana, Cisl Toscana, Uil Toscana, Legacoop Toscana, Confcooperative Toscana, Associazione Generale Cooperative Italiane Toscana, Coldiretti Toscana, Confagricoltura Toscana e Cia Toscana. L’idea di realizzare un marchio “Toscana” in particolare per le Pmi nasce per aiutare lo sviluppo della regione e la sua presenza sui mercati internazionali a sostegno soprattutto della piccole e medie imprese. E’ uno dei punti programmatici qualificanti del Patto per lo sviluppo, insieme agli impegni relativi alla creazione di 110.000 posti di lavoro, alla ripresa di investimenti infrastrutturali a regime per €5 miliardi all’anno, alle azioni per il collocamento al lavoro dei giovani, per la formazione di lavoratori, professionisti ed imprenditori, all’industria 4.0, all’economia circolare e alle azioni per rendere più accessibili i prestiti alle imprese.
Nel caso del nuovo logo “Valore Toscana” destinato a contraddistinguere aziende, prodotti e servizi realizzati e forniti in Toscana, per il presidente della Regione siamo di fronte ad un contributo alla salvaguardia e alla valorizzazione della identità toscana.
Presentando la proposta di logo che consegna alla nuova giunta, il presidente ha detto che questo lavoro, condotto nell’ambito del Patto per lo sviluppo siglato con tante realtà imprenditoriali, associative e sindacali, è stato sviluppato per fare in modo che non si abusi della parola Toscana da parte di chiunque, così come spesso avviene. A suo giudizio sono la storia e le caratteristiche del suo sistema produttivo e del suo paesaggio che fanno della Toscana un marchio unico, che in finale di legislatura ha voluto cercare di codificare affidandone lo sviluppo alla nuova giunta. E’ convinto che possa essere interessante per molte imprese poter apporre questo marchio sui loro prodotti. E’ per questo che lo offre chi fa impresa toscana, e gli pare particolarmente bello. Per potersene fregiare, dunque, chiunque produce e opera in Toscana, sarà chiamato a osservare poche e semplici regole quanto a rispetto dell’ambiente, al valore sociale delle produzioni, all’operare sul territorio toscano. Ed ecco dunque che il simbolo presentato questa mattina, già registrato alla Siae, è destinato a diventare un “marchio ombrello” sotto cui possono “ripararsi” e caratterizzarsi tutti coloro che tengono alto il brand Toscana e che lo fanno rispettando precisi disciplinari, così da garantire prodotti e servizi di qualità. Per il presidente della Regione “Valore Toscana” rappresenta efficacemente il valore della produzione toscana e lo fa puntando sulla misura, sulla creatività e sull’armonia che caratterizzano questa regione. Si tratta di un concetto ripreso anche dal fondatore e presidente dell’agenzia di design & brand identity Inarea che ne ha curato la realizzazione grafica. Ha detto di aver utilizzato semplicemente un quadrato inscritto in un cerchio, così come già aveva fatto secoli fa Leonardo da Vinci con il suo uomo vitruviano, trasformando uno stilema presente tra l’altro nelle opere d’arte di tutte le province della Toscana.
Secondo il manager di Inarea (la società che ha realizzato i loghi della Rai, di Eni, di Enel, di Pirelli e della Borsa italiana, solo per citare i più famosi) la difficoltà era quella di creare un brand per chi (la Toscana) un brand lo è già. La Toscana è una cosa un po’ speciale e lui è soddisfatto del prodotto finale che ne è derivato.
Si tratta di un lavoro apprezzato anche dal’assessore regionale alle attività produttive, che ha partecipato alla presentazione di “Valore Toscana”.
Le imprese toscane chiedono un “piano industriale” per la regione
Presentato, sempre venerdì, lo studio realizzato dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per conto di Confindustria Toscana sulle direttrici di sviluppo per l’economia della regione. Otto le direttrici di sviluppo identificate – Economia Circolare, Ricerca e Innovazione, Sanità Salute e Benessere, Industria 4.0 e Digitale, Transizione energetica, Infrastrutture, Mobilità e Sviluppo, Agro-alimentare, Formazione e Capitale umano – quattro i pilastri su cui far crescere la manifattura di domani: digitalizzazione per una Toscana in rete; infrastrutture per una Toscana connessa con se stessa e con il mondo e per sfruttare la domanda pubblica interna in una fase di scarsa domanda privata ed estera; formazione per una Toscana intelligente e in linea con i fabbisogni delle sue imprese; pubblica amministrazione per una Toscana semplice e “amica” delle sue imprese.
“Le imprese toscane chiedono un piano industriale per la regione”, ha sottolineato il presidente di Confindustria Toscana Alessio Marco Ranaldo, nell’introdurre i lavori “una visione di sviluppo e crescita supportata da un cronoprogramma di azioni anticrisi molto serrato che rimetta al centro il lavoro e l’impresa. Temi che ancora non vediamo rappresentati in modo adeguato, nel dibattito politico”. Il presidente Ranaldo ha posto anche l’accento sulla necessità che il futuro governo della regione intervenga su questi nodi di sviluppo, attraverso interventi normativi di riforma e semplificazione e misure di agevolazione. Le risorse in arrivo dall’Europa – fondi comunitari per il periodo 2021-2027 e il piano del Next Generation EU – rappresentano in questo senso un’opportunità unica, che richiede la massima convergenza di obiettivi tra imprese e istituzioni.
“I contenuti dello studio dell’Istituto di Management sono stati pienamente condivisi nell’incontro di veerdì a Firenze – ha sottolineato il professor Marco Frey dell’Istituto di Management del Sant’Anna di Pisa nel presentare la ricerca -, in modo articolato dagli industriali toscani, nelle linee generali dai candidati alla Presidenza. Appare infatti indispensabile condividere una visione di futuro per la regione Toscana collegata alla Agenda 2030 delle Nazioni Unite e Green Deal europeo, che sappia indirizzare una serie di priorità indispensabili per una ripresa dell’economia. Tra queste vi è il supporto alle transizioni in corso: quella verso l’economia circolare, quella energetica, quella alimentare, quella digitale. Per consentire i passi in avanti richiesti in queste trasformazioni è peraltro necessario potenziare i fattori abilitanti: come le infrastrutture materiali e immateriali, la ricerca e l’innovazione, il sistema sanitario, il capitale umano e sociale. Con il concorso di tutti gli attori, a partire dalle imprese, potrà essere possibile perseguire un nuovo modello di sviluppo coerente con gli indirizzi europei e con le risorse messe a disposizione dal recovery fund (una sorta di Green Deal Toscano) per consentire alla nostra regione di tornare ad essere protagonista dell’innovazione e dell’attrattività, acquisendo al tempo stesso una maggiore capacità di resilienza rispetto alle crisi della contemporaneità”
Lo studio è stato presentato oggi alla Camera di commercio di Firenze e completa il percorso della campagna #IMPATTOTOSCANA voluta da Confindustria Toscana per stimolare la riflessione sulle priorità di rilancio dell’economia regionale. Per la diffusione dei messaggi chiave sono stati privilegiati le attività digital e sui social media, tramite i profili ufficiali aperti contestualmente e pagina web sul sito istituzionale, punto di riferimento per approfondire i temi e raccogliere materiali e contributi video.
FONTE: www.nove.firenze.it pubblicato domenica 13 settembre 2020