“Riteniamo che la legge 84/1994 di riordino della legislazione in materia portuale abbia funzionato negli anni sia dal punto di vista della costruzione di un sistema efficiente sia nella capacità di coniugare la tutela del lavoro con la produttività del comparto. Proprio per questo crediamo che la stessa legge debba solo essere aggiornata per impostare una vera e propria politica industriale dei porti, tutelando la struttura regolatoria del lavoro e delle imprese già esistente”. Lo ha spiegato in commissione Trasporti della Camera Daniele Conti, responsabile trasporti e logistica di Legacoop produzione e servizi, intervenuto nell’ambito della discussione sulle risoluzioni per la valorizzazione del sistema portuale nazionale. “La nuova politica industriale dei porti”, ha spiegato Conti, “dovrà essere basata sullo sviluppo del trasporto, della logistica, della cantieristica, delle demolizioni, dell’approvvigionamento di energia, su cui a nostro avviso governo e autorità di sistema portuale dovranno inevitabilmente lavorare in maniera coordinata”.
“In secondo luogo”, ha proseguito, “riteniamo fondamentale salvaguardare la natura esclusivamente pubblica delle autorità di sistema, immaginando un sistema portuale nazionale che abbia una forte regia centrale capace di tutelare l’esistente diversificazione insita nella natura commerciale dei porti, senza avere una base normativa autonoma e differenziata. Allo stesso tempo è da scongiurare qualsiasi moltiplicazione di competenze, rischio allarmante alla luce della recente espansione non sempre ragionevole dei poteri dell’Autorità di regolazione dei trasporti. È quindi necessario potenziare la regia nazionale portuale in ottica sistemica, diminuendo però allo stesso tempo il numero complessivo degli enti nazionali competenti e i passaggi amministrativi richiesti, tutelando la natura pubblica inalienabile del demanio e delle autorità di sistema portuale”.
“La recente pandemia”, ha sottolineato Conti, “ha confermato che le imprese del sistema portuale, nonostante le difficoltà, sono in grado di garantire solidità e tutelare il lavoro. Ma all’emergenza pandemica ha fatto seguito la crisi internazionale legata alla guerra, con un impatto che ha determinato il calo dei traffici e la contrazione del lavoro portuale, proprio per questo, a nostro avviso, si rende necessario prorogare anche per il 2024 i sostegni al settore previsti dall’articolo 199 del dl 34/2020 (decreto Rilancio)”.
E ancora: “La logistica del futuro, soprattutto quella connessa alla portualità, deve necessariamente transitare attraverso la valorizzazione e il potenziamento del lavoro portuale e per questo non si può prescindere da due elementi, ovvero dalla formazione e dal potenziamento delle competenze dei lavoratori da un lato e dall’altro da un piano nazionale di accompagnamento anticipato alla quiescenza degli operatori portuali, con lo scopo di consentire un costante ricambio generazionale, necessario per garantire l’efficienza dell’intero sistema portuale nazionale. In questo senso”, ha chiarito, “sarebbe opportuno dare piena applicazione in tutti i porti italiani all’articolo 15-bis della legge 84/1994 sullo sportello unico amministrativo e soprattutto pubblicare il decreto attuativo del fondo di accompagnamento al prepensionamento. Evidenziamo anche la necessità di inserire il lavoro portuale tra i cosiddetti lavori usuranti e l’urgenza, proprio in tema di formazione, di rendere strutturali i fondi nazionali per la formazione continua dei lavoratori delle imprese portuali”.
“Un ulteriore importante elemento di considerazione è relativo al fatto che porti, interporti e aeroporti sono i nodi di una rete logistica lunga e articolata e proprio per questo si deve inevitabilmente superare il ritardo infrastrutturale e potenziare l’intermodalità consentendo un accesso più facile delle merci ai treni e dei treni alle navi e allo stesso tempo recuperare una migliore interconnessione delle aree portuali”.
Altri interventi proposti da Legacoop Produzione e Servizi:
- mantenere la possibilità di interscambio di manodopera e razionalizzare l’uso dell’istituto dell’avvalimento tra le imprese;
- coinvolgere il cluster portuale nelle fasi decisionali dell’autorità di sistema portuale;
- rivedere le linee guida relative alle concessioni di aree e banchine;
- semplificare le procedure amministrative e razionalizzare gli enti di controllo;
- aumentare i controlli delle autorità portuali e del ministero dei Trasporti sulle concentrazioni che avvengono nei porti ormai da tempo;
- sviluppare le azioni finalizzate alla transizione energetica e rendere effettiva la completa digitalizzazione dei porti italiani;
- zone logistiche speciali (zls): promuovere lo sviluppo e la competitività degli idroporti e delle zone di servizio proprio adottando il decreto recante il regolamente delle ZLS.