La trasformazione verde e digitale presuppone una rivoluzione nel lavoro, nelle professioni, nella formazione in un paese come il nostro dove le competenze della forza lavoro italiana non si incontrano con i posti di lavoro nuovi e in cui c’è un grande deficit di formazione digitale.
Il Paese ha bisogno di un piano per il lavoro che abbia al centro orientamento, formazione come unicum con il lavoro, decent work: retribuzione dignitosa e qualità e salute nell’ambiente di lavoro. Inoltre lo smartworking cambierà canoni organizzativi e rapporti con l’economia delle comunità.
Nel piano del governo c’è un approccio vecchio, sbagliata l’idea di Gol (garanzia occupabilità dei lavoratori) perché punta solo ad assistere le persone e non a renderle attive, consapevoli, autonome. La “presa in carico” deresponsabilizza la persona e rende inefficace l’azione positiva e l’unico esito che determinerà, sarà agevolare la sedimentazione di bacini di lavoratori che rivendicheranno l’assistenza a vita in mancanza di un vero accompagnamento al lavoro e alla riqualificazione.
FONTE: www.huffingtonpost.it del 4 gennaio 2021