WBO, un evento a Padova sull’impatto economico e sociale in Italia

Le conseguenze della crisi pandemica hanno attirato l’attenzione verso potenziali strumenti per salvaguardare la competitività del Sistema-Paese e verso politiche per sostenere l’infrastruttura industriale in un momento di crisi. Una riflessione su questi strumenti diventa particolarmente importante per l’Italia sia alla luce della sempre crescente volatilità economica internazionale sia in ragione di un tessuto industriale con una forte prevalenza di piccole e medie imprese (PMI), in un contesto generale di invecchiamento della popolazione che in questo contesto assume una rilevanza specifica con riferimento alla classe imprenditoriale medio-piccola. Tra i diversi strumenti esistenti, i Workers Buyout, che consistono nell’acquisizione o salvataggio di un’azienda, o di una sua parte, da parte dei lavoratori esistenti, hanno catturato l’interesse politico e accademico, in quanto potenzialmente in grado di preservare l’occupazione e mantenere il ciclo produttivo. Dal 2011 ad oggi i WBO in Italia hanno salvaguardato oltre 90 aziende, coinvolgendo circa 2400 lavoratori.

Ma qual è il potenziale impatto economico di questi strumenti in Italia? Quante aziende potrebbero beneficiarne o essere salvaguardate attraverso Workers Buyout? E soprattutto, come incentivarne e sostenerne l’adozione?

Rispondere a queste domande è l’obiettivo della ricerca: “Workers Buyout: L’impatto economico e sociale in Italia” realizzata da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amundi Italia e Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, presentato all’evento organizzato a Padova presso Le Village by CA Triveneto. La ricerca indaga gli impatti potenziali dei Workers Buyout nel contesto delle PMI italiane, concentrandosi in particolare su quelle aziende che potrebbero trovarsi ad affrontare crisi d’impresa o difficoltà legate al ricambio generazionale, approfondendo gli impatti economici e sociali in termini di salvaguardia dei lavoratori occupati. In questi casi, il WBO potrebbe rappresentare una soluzione efficace.

“I Workers Buyout – ha spiegato Andrea Passoni, amministratore delegato di Coopfond – costituiscono un esempio concreto dell’apporto positivo che la cooperazione può garantire nella costruzione di un mercato più equo e inclusivo, capace di valorizzare il lavoro e di salvare il patrimonio di competenze presente nelle nostre comunità. Per potersi sviluppare al meglio i Workers Buyout devono però poter contare su una rete di sostegni innovativi e trasversali. Da questo punto di vista, lavorare in questa direzione permette alla cooperazione di dialogare con tutti quei soggetti, anche finanziari, che finora non hanno guardato ad essa come a un’opportunità”.

Dalla ricerca è emerso che:

  1. I WBO sono strumenti per le piccole imprese ma molto efficaci anche sulle medie: i WBO sono particolarmente efficaci su aziende di medie dimensioni (50-249 dipendenti) con un default medio pari al 9%, 1/6 rispetto alle microimprese e un valore della produzione 2,5 volte quello delle microimprese.
  2. I WBO possono essere parte della soluzione per catturare il valore a rischio con i passaggi di proprietà critici e la crisi d’impresa: sono circa 5 mila in Italia ogni anno le aziende coinvolte in passaggi generazionali critici o in crisi di impresa e coinvolgono circa 130 mila lavoratori e generano un valore aggiunto totale di oltre 7,5 miliardi di Euro.
  3. Per permettere ai WBO di uscire dalla “trappola del debito” la soluzione può consistere nell’istituzione di un fondo di investimento specializzato in equipment renting che si occuperebbe di acquistare le immobilizzazioni materiali necessarie al WBO e di affittarle a quest’ultimo. Utile questa soluzione anche per gli investitori per i quali potrebbe rappresentare un’opportunità di investimento nell’economia reale con un interessante profilo di diversificazione rispetto ad un portafoglio tradizionale.
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